La Musica è sempre stata per l’uomo il tramite tra il mondo materiale e il mondo spirituale. Essa è infatti l’eco di ciò che nel Cosmo risuona. La materia stessa non è che la cristallizzazione di quel mare di suoni, o vibrazioni cosmiche, che sono l’elemento primordiale del Devachan, il Mondo degli Dei. Queste vibrazioni giungono dalla periferia del Cosmo fino a noi e attraversano l’essere umano plasmandolo di materia organica. Possiamo quindi dire di essere noi stessi fatti di musica.
Il canto è stato per l’uomo il primo dei mezzi artistici con cui ha cercato di ricongiungersi con gli esseri spirituali. Anticamente egli si immergeva nella musica e nel canto si riavvicinava a quel mondo sottile di cui un tempo era parte integrante, attraverso visioni di luce e colore. Gli strumenti musicali sono nati per imitare quei suoni che gli servivano per sentirsi nuovamente parte dei mondi spirituali.
La musica nella pedagogia steineriana ripercorre le atmosfere che hanno caratterizzato le epoche di evoluzione animico-spirituale dell’essere umano sulla Terra rispettandone lo sviluppo nel bambino.
Fino al termine del primo settennio lo sviluppo animico del bambino lo porta a sentirsi in completa simbiosi con il mondo circostante, egli si sente parte di esso, esattamente come sentivano di esserne parte i nostri antenati. Fino ad allora è importante che anche la musica abbia attinenza con questa percezione. Per questo si canta sempre in coro e si usa molto la scala pentatonica, perché essa consente di rimanere sospesi tra la Terra e il Cielo, in un fluttuante brillare delle stelle.
La scala diatonica verrà introdotta più avanti, con il nono anno, fatta eccezione per melodie popolari o canzoni che ben si accordino con la frequenza animica del bambino.
In principio si introdurranno melodie ancora svincolate dai modi maggiore e minore, utilizzando principalmente lo stile dorico per poi arrivare alla scala tonale.
Ciò è dovuto al fatto che è a quest’età che il bambino inizia a percepire se stesso come entità distinta da ogni altra. Ed è allora che in musica si esplora la tonica, come punto di riferimento fermo e imprescindibile.
Si può ora iniziare a lavorare con la polifonia, dapprima attraverso i canoni e poi con vere e proprie voci distinte. In terza classe avverrà il passaggio tra il flauto pentatonico e il flauto diatonico.
La scrittura musicale viene portata in modo immaginativo, attraverso il racconto di una storia dalla quale magicamente usciranno i simboli musicali e si giungerà quindi alla scrittura convenzionale.
Con la scoperta del proprio mondo interiore si è pronti per comprendere la diversa atmosfera creata dai modi maggiore e minore. A questo punto si possono proporre canzoni a due o tre voci, iniziare a cercare le armonizzazioni delle voci e lasciare che il fanciullo sperimenti il contatto con le prime creazioni musicali.
Lettura e scrittura, costruzione delle scale, lavoro sul ritmo caratterizzano ora gran parte delle ore di musica.
Con i dodici anni si porta a coscienza tutta la struttura armonica delle composizioni musicali e si intraprende il lavoro orchestrale: il ragazzo sente a livello animico il rapporto di causalità che lo lega al mondo terrestre e perciò è necessario indirizzarlo socialmente a rapportarsi con il Tutto di cui è parte.
In VIII classe si porta l’elemento musicale della modulazione, che apre l’anima ai cambiamenti che la vita ci porta incontro.